I NOSTRI FRATELLI DELLA CHIESA D’ORIENTE

Una breve guida per conoscere la storia e la struttura della realtà ortodossa

La realtà ortodossa è composta dalle diverse comunità cristiane del mondo orientale e dell’est – Europa, i cui contenuti dottrinali partono dal cristianesimo delle origini fino al contrasto con la Chiesa di Roma. L’ortodossia indica la retta dottrina professata con integrità, per cui queste comunità professano la fede in modo integro conservando la continuità con il passato, sforzandosi di vivere un legame inscindibile con la tradizione e con i vari dogmi di fede.

Il mondo ortodosso può essere raggruppato in due macro aree che ne facilitano la comprensione e l’identificazione delle varie chiese.

Un primo gruppo è quello delle Chiese ortodosse antico – orientali. Esse sono nominate pre – calcedonesi  perché staccatesi dalle altre chiese in seguito al concilio del 451 celebratosi proprio a Calcedonia. Queste comunità fanno propri solo gli enunciati dei primi tre Concili Ecumenici: Nicea del 325, Costantinopoli del 381e in ultimo il concilio di Efeso del 431. Da questa scelta dottrinale, derivò l’appellativo – oggi discusso – di Chiese monofisite indicando così la loro l’indivisa natura divino – umana di Cristo. A questo ceppo appartengono: la Chiesa copta sviluppatasi in Egitto, la Chiesa siro – giacobita in Siria e infine la Chiesa armeno –  gregoriana la principale realtà ecclesiale in Armenia.

Alla Chiesa copta sono legate le comunità ortodosse etiope ed eritrea, le cosiddette comunità tewahedo, termine con il quale si indica la cristologia monofisita.

Dalla Chiesa siro – giacobita di stampo ellenico, è stata influenzata la Chiesa sira del Malankar in India meridionale. Nella regione indiana esistono poi la Chiesa siro – malabarese indipendente e la Chiesa siro – malankarese Mar Thoma: esse pur derivando dall’antica chiesa siro – ortodossa non sono in comunione con essa.

Il secondo gruppo ecclesiale è rappresentato dalle chiese dell’est europeo, legate da una comune adesione liturgico – dottrinale del rito ortodosso bizantino o costantinopolitano, chiamate anche chiese calcedoniane. Quattordici comunità fra Patriarcati e Chiese autocefale legate tutte al Patriarcato ecumenico di Costantinopoli. Il mondo ortodosso è segnato dal principio dell’autocefalia: ogni chiesa seppur gerarchicamente indipendente, vive un’ uniformità teologica.

Purtroppo in seguito allo scisma del 1054 il cosiddetto modello della pentarchia, ossia la comunione tra i cinque patriarcati “capitali” della cristianità, ha subito delle variazioni. Perciò Costantinopoli, Alessandria, Antiochia e Gerusalemme sono ancora patriarcati in comunione tra loro, a differenza invece della chiesa di Roma. Accanto ai quattro in comunione, si aggiunge il Patriarcato di Georgia. Oltre a questi, vanno poi menzionati altri quattro patriarcati frutto dell’opera missionaria dei santi Cirillo e Metodio: Bulgaria, Serbia, Russia e Romania accomunate tutte dall’alfabeto cirillico.

Staccate da Costantinopoli sono le autocefalie balcaniche: la Chiesa ortodossa della Grecia e quella di Albania. Dal Patriarcato di Mosca scaturiscono invece la Chiesa ortodossa di Polonia, la Chiesa delle Repubbliche Ceca e Slovacca; legate a Mosca sono poi le Chiese ortodosse dell’Ucraina e del Giappone.  Una situazione particolare è poi quella dell’Autocefalia della Chiesa ortodossa in America la cui autonomia è stata dichiarata da Mosca ma non riconosciuta da Costantinopoli

 

SINTESI CONCLUSIVA

 

Le Chiese ortodosse, nate a partire dall’anno 1054:

  • “hanno veri sacramenti e soprattutto, in forza della successione apostolica, il Sacerdozio e l’Eucaristia, per mezzo dei quali restano ancora uniti con noi da strettissimi vincoli” (UR15.3);
  • quindi “una certa comunicazione nelle cose sacre, presentandosi opportune circostanze e con l’approvazione dell’autorità ecclesiastica, non solo è possibile, ma anche consigliabile” (UR 15);
  • meritano il titolo di “Chiese particolari o locali”, e sono chiamate “Chiese sorelle delle Chiese particolari cattoliche” (UR14.1);
  • per la celebrazione dell’Eucaristia del Signore in queste singole Chiese, la Chiesa di Dio è edificata e cresce;
  • hanno una comunione con la Chiesa cattolica, così profonda «che le manca ben poco per raggiungere la pienezza che autorizzi una celebrazione comune della Eucaristia del Signore» (PAOLO VI, Discorso nella Cappella Sistina nella ricorrenza del decimo anniversario della mutua cancellazione delle scomuniche fra le Chiese di Roma e di Costantinopoli, 14 dicembre 1975);
  • non sono tuttavia in piena comunione con la Chiesa cattolica, in quanto esse non sono in comunione con il capo visibile dell’unica Chiesa cattolica che è il Papa, successore di Pietro. E questo non è un fatto accessorio, ma uno dei principi costitutivi interni di ogni Chiesa particolare. Pertanto, siccome “la comunione con la Chiesa cattolica, il cui Capo visibile è il Vescovo di Roma e Successore di Pietro, non è un qualche complemento esterno alla Chiesa particolare, ma uno dei suoi principi costitutivi interni, la condizione di Chiesa particolare, di cui godono quelle venerabili Comunità cristiane, risente tuttavia di una carenza” (CDF, Responsa ad quaestiones, 4).

 

Tale scheda sintetica non ha la presunzione di riassumere in modo esaustivo tutta la ricchezza di queste realtà ecclesiali. Per ulteriori approfondimenti è sempre possibile consultare il sito del Pontificio Consiglio per la Promozione dell’Unità dei Cristiani

http://www.vatican.va/roman_curia/pontifical_councils/chrstuni/index_it.htm