Pellegrino di pace, costruttore di fraternità

Gli echi del 33mo Viaggio Apostolico di Francesco

Fedele alla sua vocazione di Servo dei servi e al mandato di portare la Lieta Notizia a tutti, nonostante la crisi pandemica in atto e una situazione politica delicata, Papa Francesco si è recato in Iraq per confermare nella fede i cristiani di quella terra e per essere costruttore di pace. Mentre le macerie causate dal terrorismo gettano nel cuore sconforto e dolore, la visita di Francesco è stata l’ennesima pietra posta nel cantiere della ricostruzione materiale e umana di quella zona martoriata.

Pace e fratellanza, questo è stato il binomio che ha caratterizzato il 33mo viaggio di Francesco. Nell’incontro interreligioso alla Piana di Ur, la terra di Abramo, luogo dove tutto ha avuto inizio e nel quale riecheggia l’invito di Dio a lasciare tutto e incominciare un viaggio che gli avrebbe cambiato la vita. In quel luogo caro ai credenti delle diverse Confessioni, è ritornato il desiderio di percorrere la strada del Dialogo Interreligioso, un cammino che «richiede fatica e impegno da parte di tutti per superare rivalità e contrapposizioni, e parlarsi a partire dall’identità più profonda che abbiamo, quella dei figli dell’unico Dio e creatore». Chi davvero ha conosciuto Dio non può non amare il fratello, chi vive un’esperienza di fede autentica non può lasciare spazio alla cattiveria e al male: quello che abbiamo visto in questi giorni sono immagini che portano le conseguenze del fanatismo e dall’altra parte la forza dell’amore. Il credente non ha nessun nemico da combattere se non l’inimicizia «non ci sarà pace finché gli altri saranno un loro e non un noi».

Fratelli tutti, per superare la cultura dello scarto, fratelli tutti per affrontare insieme la pacifica battaglia all’ingiustizia, allo sfruttamento, la tratta di tanti uomini e donne «in ogni momento, rendiamo grazie a Dio per i suoi doni e chiediamogli di concedere pace, perdono e fraternità a questa terra e alla sua gente. Non stanchiamoci di pregare per la conversione dei cuori e per il trionfo di una cultura della vita, della riconciliazione e dell’amore fraterno».

Un evento storico, quello a cui abbiamo assistito che non può lasciarci ancora una volta indifferenti, ma che interpella la nostra vita e la nostra risposta di fede.