La visita del segretario di Stato in Iraq è stata un’occasione di incontro con i rappresentati delle Chiese d’Oriente e i vari esponenti del governo. Nel messaggio pronunciato “all’amato popolo iracheno” il giorno di Natale nel palazzo presidenziale, egli ha affermato che “come individui e come comunità, cristiani e musulmani siamo chiamati a illuminare le oscurità della paura e del non-senso, dell’irresponsabilità e dell’odio con parole e atti di luce, gettando a piene mani semi di pace, di verità, di giustizia e di amore”. Accanto a queste parole egli ha difeso il valore della diversità “non utilizzando tali differenze per metterci gli uni contro gli altri, ma scoprendo in esse una possibilità di arricchimento vicendevole”.
Nella cattedrale caldea di Baghdad egli ha concluso così “Noi vi siamo grati per la testimonianza, che è diventata esempio vivo per tutti i cristiani del mondo. Rimanete saldi nell’amore e diventare sempre più costruttori di pace, rafforzati dalla luce del Bambino nato per noi e per la nostra salvezza”.