La riforma protestante fu un movimento religioso, politico, culturale che produsse nel XVI sec. la frattura della cristianità in diverse comunità. La data convenzionale con la quale si fa iniziare la riforma protestante è il 31 ottobre del 1517, giorno in cui Martin Lutero affisse le 95 tesi con le quali affrontava la questione delle indulgenze, della penitenza, del peccato e della grazia.
Bisogna dire, però, che la dottrina luterana venne strumentalizzata dai principi tedeschi che volevano liberarsi dal peso dell’autorità imperiale, incamerando anche i beni ecclesiastici. Dopo le diete di Spira (1529) e di Augusta (1530), essi si unirono nella Lega di Smalcalda (1530) e lottarono contro l’imperatore Carlo V fino alla Pace di Augusta (1555), con la quale si sancì la divisione tra cattolici e protestanti in base al principio cuius regio, eius religio che imponeva ai sudditi di seguire la religione del loro principe, cattolico o luterano che fosse.
Da un punto di vista teologico, il protestantesimo accetta le confessioni di fede della chiesa antica: le definizioni del Concilio calcedonese, la professione di fede niceno – costantinopolitana e il simbolo apostolico. Vi sono però alcuni principi peculiari: solus Christus, sola gratia, sola fide, sola Scriptura.
Dio può essere compreso solo attraverso la vita, la morte e la risurrezione di Cristo, per questo la vita del credente si concentra solo su Cristo per mezzo del quale Dio offre la salvezza agli uomini. Perciò l’uomo è costituzionalmente peccatore e solo la grazia di Dio e la sua giustificazione possono cancellare l’uomo vecchio segnato dal peccato: non i meriti personali ma la grazia. Un ruolo fondamentale lo ricopre poi la fede: essa unisce il credente a Cristo e rende questo partecipe del suo amore, della sua giustizia e della sua vita eterna.
Lutero basa la sua riforma sulla Bibbia, che contrappone all’autorità papale: la voce umana non può stare al di sopra della Parola di Dio. Lutero però non nega che anche la Bibbia sia stata scritta da uomini e in qualche misura ha anticipato l’approccio storico-critico. La Bibbia non è semplicemente identica alla Parola di Dio vivente: la Bibbia testimonia la Parola di Dio, La promuove a La attualizza: diventando così essa stessa Parola di Dio. Al centro della Bibbia vi è il Vangelo di Gesù Cristo, che funge da chiave interpretativa e la cui piena valenza si scopre nella distinzione tra legge ed Vangelo.
Altra questione importante è quella legata ai sacramenti: se per la Chiesa cattolica sono segni sensibili attraverso i quali viene elargita la grazia, nel protestantesimo essi sono soltanto semplici segni senza alcuna valenza sacramentale. Vengono però riconosciuti il Battesimo e l’Eucaristia (la Santa cena).
Nel protestantesimo contemporaneo, tre famiglie di chiese si pongono in continuità con la Riforma del ‘500: luterani, riformati e anglicani. Queste sono anche dette “chiese storiche”. I loro princìpi confessionali ed organizzativi si fondano sul pensiero dei principali riformatori europei: Martin Lutero, Ulrico Zwingli, Giovanni Calvino, Thomas Cranmer, John Knox.
Queste chiese sono caratterizzate da alcuni aspetti comuni: innanzitutto, presentano solidi fondamenti dottrinali, che affondano le loro radici negli scritti dei riformatori del XVI e XVII secolo; tali fondamenti sono tuttavia affiancati da uno spiccato interesse per l’elaborazione teologica. Alcuni tra i maggiori teologi moderni, il cui pensiero travalica i confini di carattere confessionale, provengono da queste chiese: si pensi ad esempio al riformato Karl Barth o ai luterani Dietrich Bonhoeffer e Paul Tillich. Inoltre, vi si ritrova un forte interesse per le questioni sociali, che si manifesta sia nell’elaborazione teorica che nell’impegno politico. Infine, le chiese storiche sono caratterizzate da una particolare sensibilità ecumenica: infatti, nell’ambito di queste chiese è stato istituito il Consiglio Ecumenico delle Chiese e la Comunione delle Chiese Protestanti in Europa (Concordia di Leuenberg).
Nel protestantesimo confluì anche il valdismo, nato nel XII secolo e sopravvissuto nonostante la durissima persecuzione. Vivendo nella clandestinità, il movimento valdese riuscirà ad arrivare al XVI secolo e ad aderire alla Riforma protestante calvinista nel 1532 col sinodo di Chanforan, segnando una svolta decisiva per il futuro della comunità.
SINTESI CONCLUSIVA
Le Comunità ecclesiali non-cattoliche:
- sono soprattutto quelle nate dalla riforma del 16° secolo: protestanti (ispirate al pensiero e all’opera di Martin Lutero:1483-1546), anglicana (nata con l’Atto di Supremazia del re inglese Enrico VIII del 1534)… Oltre a queste, esiste anche una moltiplicazione di sempre nuove denominazioni cristiane, che sono nate e nascono in continuazione;
- specialmente a causa della mancanza del sacerdozio ministeriale, non hanno conservato la genuina e integra sostanza del Mistero eucaristico (cfr. UR22.3);
- “per questo motivo, non è possibile, per la Chiesa cattolica, l’intercomunione eucaristica con queste comunità” (CCC1400); tuttavia, “mentre nella santa Cena fanno memoria della morte e della risurrezione del Signore, professano che nella Comunione di Cristo è significata la vita e aspettano la sua venuta gloriosa” (UR22);
- in esse si trovano tuttavia “numerosi elementi di santificazione e di verità”, “che in quanto doni propri della Chiesa di Cristo spingono all’unità cattolica” (LG 8), come ad esempio la Sacra Scrittura, il Battesimo, la carità.
Tale scheda sintetica non ha la presunzione di riassumere in modo esaustivo tutta la ricchezza di queste realtà ecclesiali. Per ulteriori approfondimenti è sempre possibile consultare il sito del Pontificio Consiglio per la Promozione dell’Unità dei Cristiani
http://www.vatican.va/roman_curia/pontifical_councils/chrstuni/index_it.htm